Nel precedente articolo che potete consultare nuovamente nel link qui a fianco, vi ho dato alcune informazione su come possiamo riconoscere il dolore causato da un ernia del disco.
Ora però, desidero andare oltre e darvi alcuni consigli pratici – da applicare fin da subito – per gestire quel dolore nel modo più efficace possibile.
Se avete mal di schiena e temete che la causa possa essere la presenza di un’ernia discale, la prima cosa che farei io se fossi in voi, sarebbe di cercare di capire se il mio dolore rientra nel quadro dei sintomi che ho descritto nel precedente articolo.
Dopo di che, se i miei sospetti dovessero essere confermati, cercherei di farmi un’ idea, circa il fatto che il mio problema debba essere o meno, trattato con urgenza.
Già con questi due primi step potrei già rispondere ad una importante domanda ovvero:
Devo o meno affidarmi ad uno specialista?
Beh probabilmente sì tuttavia, a volte trovare un professionista all’altezza e disponibile nei tempi desiderati non è così semplice e quindi, sul piatto si pone un altra questione:
cosa posso fare io per “aiutarmi”?
Come comportarsi in caso di dolore all’ernia del disco
La risposta non è cosi scontata perché, forse più che in altre patologie, nelle problematiche legate alla presenza di un’ernia del disco, è opportuno prendere in considerazione non solo le questioni biomediche – ovvero legate alla lesione o al danno a carico del disco – ma anche quelle psico-sociali
Questo nel concreto significa che, il trattamento di una problema del rachide di origine discale, non finisce quando il paziente esce dall’ambulatorio del professionista a cui si è rivolto.
Il trattamento continua anche nella sua quotidianità, toccando aspetti sia della sfera psicologica sia, sociale.
Bisogna ciòè, avere ben presente quali sono le posizioni, movimenti e attività che devo evitare, cercando al contempo, di non vivere ogni momento nel terrore che faccia male la schiena.
Una frase che spesso dico ai miei pazienti e che forse semplifica un po’ troppo le cose ma, che rende benissimo l’idea è:
Una persona che ha un ernia, non può mai dimenticare di avere un ernia!
Tenere a mente questa frase è piuttosto semplice in fase acuta ovvero, quando il paziente avverte un dolore piuttosto accentuato e persistente.
E’ però, decisamente meno scontato, riuscire a tenerla a mente quando il dolore è assente.
Quindi, è compito di un fisioterapista avveduto, dare le informazioni adeguate affinché ogni persona adotti comportamenti il più possibile corretti, per evitare ricadute o almeno, ridurne la frequenza.
Cose da sapere!
Ecco quali sono queste informazioni:
- Rispettare il dolore specie in fase acuta
- Nei primi 3-5 giorni applicare la borsa del ghiaccio sulla colonna a dosaggi di 15-20’ intervallati da almeno 90’ tra una applicazione e l’altra
- Non utilizzare il calore nei primi 3-5 giorni dall’insorgenza del problema.
La borsa dell’acqua calda, il sale riscaldato e quant’altro, hanno un immediato effetto benefico per il paziente perché tendono a far diminuire lo spasmo muscolare ma è un falso beneficio.
Esso infatti, insorge in seguito all’infiammazione ed è proprio alla riduzione di quest’ultima che dobbiamo indirizzare la nostra attenzione.
Ma se noi utilizziamo il calore, in realtà aumentiamo l’afflusso di sangue nella zona e con il sangue, arrivano anche le sostanze che mediano l’infiammazione.
Con il calore dunque, è come se la alimentassimo e questo è il motivo per cui, il caldo può essere controproducente.
- Se il dolore è molto forte mantenere la schiena in scarico, sdraiandosi supini con un rialzo sotto le ginocchia.
- Evitare per quanto possibile movimenti di piegamento in avanti. Lo spasmo muscolare ha lo scopo di proteggere dal movimento la zona colpita ma, viene avvertito come un eccessivo e spiacevole indurimento/blocco dei muscoli della schiena.
Ecco perché, di solito il paziente tende a cercare di allungare la schiena piegandosi in avanti.
Tuttavia, la flessione in avanti, causa uno spostamento del materiale interno al disco (il nucleo polposo), verso la porzione posteriore del disco stesso.
Così facendo però, il nucleo polposo migrerà verso le fibre del disco che hanno ceduto comportando di fatto, un aumento di volume dell’ernia.
E se aumenta il volume dell’ernia, aumenta la pressione che essa esercita sulle strutture nervose circostanti (e non solo) per cui, aumenterà anche il dolore.
Queste sono solo alcune regole basilari che possono aiutarci a gestire un quadro di dolore all’ernia del disco.
Chiaramente non sono leggi assolute, perché ogni paziente è un individuo a sé, con le proprie peculiarità e con un quadro clinico assolutamente proprio.
Possono però, essere un valido aiuto soprattutto nell’individuazione delle cose “da non fare”.
Non sottovalutate il dolore
Così come da non fare, è sottovalutare una lombalgia alla cui base sia stata diagnosticata un’ernia del disco.
Vi ricordo che statisticamente parlando, il primo episodio di una simile lombalgia, avviene intorno ai 20 anni.
Ma se il primo episodio si può risolvere velocemente, nel corso della vita solitamente, vi sono recidive sempre più frequenti.
Se inizialmente infatti, i primi episodi possono arrivare a distanza di 10 o 15 anni dal primo, con il passare del tempo, gli intervalli continueranno ad accorciarsi.
Inoltre, il dolore tenderà quasi sicuramente ad aumentare di intensità e a diffondersi dalla schiena agli arti inferiori.
Questa progressione va assolutamente contrastata!
E per farlo, talvolta non è sufficiente rivolgersi ad un bravo professionista.
Si dovrà anche porre tanta attenzione alla qualità della propria vita socio-lavorativa soprattutto adeguando le proprie abitudini al fine di preservare al massimo, la salute della propria schiena.
Se volete saperne di più non esitate a scrivermi.
A volte un buon consiglio può dare risultati inaspettati.
Alla prossima,
Andrea