È passato più di un anno dall’inizio della pandemia da CoVid-19 e la frase “non sento più gli odori”, è diventata a vario titolo, una delle espressioni più rappresentative del periodo.
E non a torto!
Uno studio pubblicato sul Journal of Internal Medicine ha esaminato la prevalenza del disturbo dell’olfatto nelle forme più o meno gravi della malattia, ed ha provato a capire quanto a lungo persista.
Dall’analisi dei sintomi riportati da 2.581 pazienti di 18 ospedali europei, è emerso che faticava a distinguere gli odori l’85,9% delle persone con forme lievi di covid, il 4,5% di quelle con forme moderate e il 6,9% dei soggetti con casi gravi dell’infezione.
L’anosmia (cioè la perdita della capacità di percepire gli odori), è uno degli strascichi più duraturi della malattia.
Quando si presenta, dura in media 21-22 giorni, ma quasi un quarto dei pazienti colpiti, ha riferito disturbi dell’olfatto anche dopo 60 giorni dalla perdita iniziale.
Ma come funziona la percezione degli odori?
Anatomicamente la struttura destinata alla percezione degli odori, è il Nervo Olfattivo (o nervo olfattorio).
Il nervo olfattivo fa parte del primo paio di nervi cranici ed è esclusivamente di tipo sensitivo.
La sua origine reale, è a livello delle cellule olfattive della mucosa delle fosse nasali e le sue fibre si raccolgono in fascetti di fibre amieliniche che si dividono in due gruppi: uno mediale ed uno laterale.
Quello mediale proviene dalla mucosa olfattiva che riveste il setto nasale.
Quello laterale dalla mucosa del cornetto nasale superiore.
Attraversano entrambi la lamina cribrosa dell’osso etmoide per portarsi al bulbo olfattivo accolto nell’omonima doccia dell’encefalo.
La sua funzione è quella di recepire gli stimoli olfattivi che giungono nelle cavità nasali e trasportarli al cervello.
Decorso
Il nervo olfattivo, che è corto e diretto, arriva alla regione corticale olfattiva decorrendo all’interno del cranio in direzione dell’osso etmoide.
Questo nervo essendo completamente interno, non è palpabile, ma la sua particolarità è rappresentato dal fatto chè spesso coinvolto nelle lesioni da trauma.
Nella parte terminale dell’osso etmoide, c’è un epitelio dove è situata la parte finale delle branchie del nervo olfattivo.
In questo epitelio ci sono nell’uomo, circa 10 milioni di cellule in grado di percepire 20.000 odori diversi, contro i 124.000.000 di cellule presenti nell’epitelio della puzzola e i 30 milioni nell’epitelio del maiale.
Ed è proprio all’alterazione dell’epitelio nasale, ed in particolare alle cellule che supportano i neuroni olfattivi, che è attribuita la perdita dell’olfatto.
Queste cellule dette sustentacolari hanno il compito di sostenere le ciglia dei neuroni olfattivi, che si occupano fisicamente della rilevazione degli odori.
Da qui la perdita della capacità olfattiva, non è chiaro se per l’attacco diretto del SARS-CoV-2 o per la conseguente reazione immunitaria.
Cosa possiamo fare noi fisioterapisti?
La prima cosa da fare è cercare di capire l’entità del problema e quindi, eseguire un test di conduzione.
I test di conduzione per il nervo olfattivo, consistono nel far odorare alcune particolari fragranze al paziente ed annotare le risposte.
Normalmente si utilizzano:
- Caffè
- Olio
- Cioccolato
- Limone
- Mandorla
- Menta
E quello che viene chiesto al paziente una volta somministrata la sostanza da odorare è:
- Sente qualche odore?
- Quale odore sente?
- Percepisce l’odore allo stesso modo in termini di quantità e qualità in entrambe le narici?
Appare chiaro che il margine di errore in un test di conduzione di questo tipo, può sembrare abbastanza elevato e per questo motivo, è utile utilizzare la cosiddetta SAS (Smell Analogical Scale).
La SAS, è una scala di valori che va da 0 a 10, che serve a valutare e rivalutare l’intensità percettiva degli odori prima ed in seguito al trattamento.
Di fatto, il paziente sente un odore e attribuisce un valore in base all’intensità con cui ha percepito tale odore.
Il trattamento
Essendo sia il nervo olfattivo sia l’epitelio non raggiungibili, ed essendo quindi impossibile fare delle tecniche dirette su queste strutture, dobbiamo andare ad agire su quelle che sono le interfacce meccaniche che si rapportano con il Nervo Olfattivo.
In particolare possiamo agire:
- A livello del cranio sull’osso etmoide, sul quale si possono utilizzare tecniche specifiche seppur indirette
- Nella regione naso-frontale ed in particolare tecniche specifiche mirate ai rapporti fronto-nasali e naso-frontali
- Sull’osso Palatino, dove possiamo eseguire tecniche:
- dirette sul palato
- tecniche sostenute sul palato nella direzione dell’etmoide stabilizzando con l’altra mano sullo sfenoide
- tecniche con pollice sul palato e altre tre dita a mantenere bloccata la mascella mentre, con l’altra mano si tiene l’osso frontale.
Per motivi meramente temporali, comprenderete che ancora non esiste una letteratura scientifica sufficiente a supportare l’ipotesi che con tecniche mirate sulle strutture che si interfacciano con il nervo olfattivo, si possano produrre effetti benefici in termini di riduzione dell’anosmia provocata da SARS-CoV-2 .
Tuttavia, il nervo olfattivo è spesso coinvolto nei traumi della base del cranio, nei quali circa il 68,5% dei pazienti perde parzialmente o totalmente la percezione degli odori oltre che, nelle neuropatie proprie del nervo.
Ed è in questi specifici quadri clinici invece, che il trattamento sul cranio può produrre benefici accettabili, anche se raramente si arriva ad un recupero totale.