Durante la mia “carriera” di fisioterapista, ho avuto modo di seguire moltissimi sportivi di alto ed altissimo livello.
Ed essendo io stesso stato un atleta professionista, so che “l’atleta che vive di sport”, è un “animale piuttosto particolare” che necessità di attenzione, competenza ed enorme disponibilità.
Normalmente infatti, per raggiungere i massimi livelli, gli atleti hanno la necessità di circondarsi di professionisti in grado di comprendere le loro particolari necessità in relazione a ciò che devono fare.
Ecco perchè ho sempre ritenuto fondamentale, approfondire le mie conoscenze sulla tecnica specifica delle varie discipline.
Tra queste sicuramente, c’è il salto in alto.
Infatti nel corso degli anni, ho avuto modo di seguire moltissimi saltatori di salto in alto di livello internazionale, a partire dal gruppo della Nazionale Italiana che preparava i Giochi Olimpici di Atene 2004, fino ad arrivare ai giorni nostri.
Ed avuto modo di imparare alcune cose curiose, ad esempio:
Gli infortuni del saltatore in alto, sono quasi sempre diversi da quelli degli altri atleti.
Questo è legato alla specificità del gesto tecnico del fosbury flop ed alla sequenza corretta dei gesti e dei tempi, che un saltatore deve rispettare per raggiungere prestazioni di alto livello.
Molto dipende dall’abilità del saltatore, di produrre una accelerazione del centro di massa corporeo nel più breve intervallo di tempo possibile.
Tale accelerazione, dipende dalla capacità di esprimere un picco di potenza adeguato, attraverso le leve articolari della parte inferiore del corpo e può essere migliorata sia aumentando il livello di forza espressa sia, migliorando la velocità del movimento attraverso esercizi balistici a basso carico
Detto questo, quando parliamo di salto in alto e nel dettaglio di Fosbury Flop, nel calcolo predittivo della prestazione, dobbiamo considerare non solo gli aspetti condizionali ma anche gli aspetti biomeccanici.
La particolarità del Fosbury Flop rispetto agli altri salti dell’atletica leggera infatti, è legata alla variazione brusca della direzione al momento dello stacco rispetto alla direzione della rincorsa.
Per riassumere, le quattro fasi principale del salto in alto sono:
- La rincorsa
- Lo stacco
- La fase di volo
- E l’atterraggio
In ognuna delle quattro fasi, vanno considerati i principali fattori che influenzano la biomeccanica del movimento ovvero:
- Il momento di forza
- La forza stessa
- Il braccio di leva
- Il movimento
La corretta analisi dei fattori che influenzano la biomeccanica del Fosbury Flop (molto più complessa di quella del salto a forbice e del salto a ventrale), consentono di:
- elaborare e sviluppare una corretta analisi del movimento
- agire con l’allenamento sugli aspetti che vanno ad influenzare il gesto tecnico
- identificare i mezzi di allenamento più utili ed efficaci
- prevenire e ridurre la comparsa di infortuni
La rincorsa
La rincorsa è la prima fondamentale fase del salto in cui, si iniziano a porre le basi per arrivare ad una velocità ed a un Momento adeguato.
Ricordiamo che per Momento, si intende la quantità di moto di un corpo in movimento, e si ottiene attraverso il prodotto tra la massa e la velocità del corpo.
Brevemente, la rincorsa consiste in due differenti parti: la parte rettilinea e la parte curva.
In entrambe le fasi, è essenziale mantenere l’allineamento del sistema anca-spalla per cui, quando l’atleta si approccia allo stacco correndo in curva, per conservare l’allineamento acquisito nella prima parte di rincorsa, è costretto ad inclinarsi verso l’interno della curva allontanandosi così dall’asticella.
Con tale assetto corporeo, l’asse longitudinale del corpo si inclina di circa 20° rispetto alla verticale.
Questo, consente all’atleta di sviluppare nell’arco di circonferenza che si viene a creare nella seconda fase della rincorsa, una forza centripeta, ovvero diretta verso il centro della circonferenza, che va a contrastare la forza centrifuga a cui è sottoposto il corpo in velocità.
Terminata la rincorsa, si arriva alla seconda fase del salto ovvero lo stacco.
Cambio di direzione
Esso, altro non è che l’impulso che trasmettendosi attraverso il complesso piede-caviglia, consente al corpo dell’atleta di variare la sua quantità di moto ma soprattutto, la sua direzione.
In quest’ultimo aspetto, vi è la particolarità del Fosbury Flop rispetto ai salti in estensione (salto in lungo e salto triplo) o al salto con l’asta.
Perché se è vero che in tutti i salti, vi è un cambio di direzione legato alla aggiunta di una più o meno pronunciata componente verticale, nel Fosbury Flop il cambio di direzione che si genera allo stacco si traduce in uno spostamento dell’asse corporeo non sul piano sagittale ma, sul piano laterale.
In altre parole, se nel salto in lungo, triplo e con l’asta, si produce un cambio di direzione senza uscire dal piano di movimento fisiologico di flesso-estensione di caviglia, nel Fosbury Flop, l’asse corporeo bascula dalla sua posizione durante la rincorsa (circa 20° di inclinato verso il centro della curva) ad una posizione che supera di pochissimi gradi la verticale.
Inoltre, a questo movimento, si associa un movimento associato di rotazione intorno all’asse longitudinale del corpo, che consente all’atleta che si approccia all’asticella, di staccare e passare alla fase di volo con un’inerzia tale da consentirgli di girare le spalle all’asticella.
Lo stacco
Il problema importante, è che il basculamento dell’asse corporeo e la rotazione del corpo nella fase di volo, vengono generate al momento dell’impulso a terra, da un movimento combinato in eversione e rotazione interna di caviglia, che mettono a dura prova il compartimento legamentoso mediale (interno) della caviglia e dell’articolazione sotto-astragalica.
Lo stacco, di fatto inizia dal penultimo passo di rincorsa, per continuare con l’ultimo appoggio a terra e l’inizio del movimento del braccio e del ginocchio più vicini all’asticella, che andranno a guidare l’azione di valicamento.
In questa fase si trasforma la velocità orizzontale che si accumula durante la rincorsa, in elevazione verticale.
Infatti nell’appoggio che segue il penultimo passo, il piede è esteso davanti al ginocchio che a sua volta, è esteso davanti alla spalla ad una distanza dall’asticella, variabile in base alla velocità di entrata, alle caratteristiche dell’atleta ed al genere, da circa 0,75 a 1,10 metri.
E’ a questo punto che la velocità orizzontale viene trasformata in elevazione, con un’azione molto veloce ed attiva che si ottiene grazie al reclutamento del grande gluteo che letteralmente solleva l’anca oltre l’asticella.
Di fatto quello che avviene, è che l’ultimo appoggio rappresenta genera l’impulso che fa cambiare direzione al corpo in movimento come viene descritto dalla prima legge di Newton.
Il valicamento
A questo punto, per un corretto valicamento, essenziale è il ruolo di guida che hanno il braccio ed il ginocchio più vicini all’asticella.
L’azione del braccio inizia già nel penultimo passo mentre, quella del ginocchio avviene nell’ultimo appoggio per quanto di fatto, le due azioni avvengono in pratica simultaneamente.
La guida del ginocchio con l’anca flessa a 90°, crea una leva che trascina l’anca verso l’asticella dopo il decollo, consentendo un movimento di rotazione utile all’atleta, per presentare le spalle all’asticella stessa.
A quel punto (si spera), all’atleta non rimane altro che effettuare il valicamento, con un movimento in estensione della colonna.
Mi rendo conto che il tutto possa risultare alquanto complicato per cui, ecco un breve riassunto di ciò che dovrebbe avvenire nei pochi secondi necessari all’esecuzione di un salto Fosbury.
- La fase di valicamento e di volo, altro non sono che la risultante di quanto si costruisce nella fase di rincorsa e nello stacco.
- Senza una corretta postura corporea ed una adeguata presentazione alla fase curvilinea della rincorsa, non vi può essere una esecuzione rapida del penultimo passo.
- Senza un penultimo passo di rincorsa rapido, non vi può essere una presentazione all’asticella allineata del sistema piede-ginocchio-spalla ed un corretto trasferimento del peso corporeo in velocità.
Se anche solo uno di questi passaggi non dovesse essere rispettato, la risultante sarà uno stacco poco efficace indipendentemente dall’intensità dell’impulso.
Ed ovviamente, un valicamento che comporterà l’abbattimento dell’asticella.
Cari amici, comprendo che questo articolo venga percepito come molto specifico.
E comprendo anche, che sia difficile comprendere la difficoltà di un gesto così complesso specie se non si ha confidenza con esso.
Non vi preoccupate.
Il messaggio che vorrei trasmettere, è che dietro un gesto che può essere di una bellezza e fluidità straordinaria, esiste una cura dei particolari quasi maniacale da parte degli atleti e degli allenatori.
Come fisioterapisti, e questo vale per tutte le discipline, è nostro dovere conoscere tutti i vari aspetti del gesto se vogliamo essere preparati a comprendere le potenziali cause o fattori predisponenti ad un infortunio.
Le sollecitazioni infatti sono enormi e affinché lo possiate comprendere meglio, vi lascio un ormai vetusto video, che più di ogni parola vi mostra il tipo di stress articolare a cui è soggetto il complesso caviglia-piede di un saltatore in alto.
Mi raccomando, tenetevi forte.
Alla prossima.
Andrea