Una persona in movimento mette in atto una serie molto complessa di azioni gestite da quella sorta di computer estremamente complesso che è il nostro cervello.
Ma il movimento umano, e ancora di più il movimento umano durante le attività sportive, oltre a essere complicato, deve essere anche economico, sicuro e veloce.
Queste tre qualità ovvero, economicità, sicurezza e velocità, sono anche gli obiettivi cui si va a mirare nella fase di riabilitazione del cammino, in quei pazienti che hanno subito un trauma o un danno di tipo neurologico.
La questione tuttavia, è molto più complessa di quanto possa sembrare, soprattutto perché non basta rieducare il paziente ad un cammino corretto, ma si devono anche tenere in considerazione tutti i fattori ambientali e contestuali, che si interfacciano con la persona e con l’azione motoria che la persona sta mettendo in atto.
Per fare ciò, è essenziale proporre una progressione di lavoro che tenga conto dei meccanismi neurofisiologici su cui il movimento umano si basa.
Il movimento umano può essere diviso in tre grandi categorie:
- Movimento involontario
- Movimento automatizzato
- Movimento volontario
Il movimento involontario
Il movimento involontario è la forma più rapida di movimento che possiamo mettere in atto.
Esso sfrutta un circuito neurologico velocissimo noto come Arco Riflesso, nel quale a seguito di un segnale proveniente dai recettori posti in periferia a livello di cute, tendini, legamenti ed articolazioni, viene immediatamente emesso un segnale neurologico in uscita, che consente di eseguire un movimento successivo estremamente rapido.
Questo meccanismo, avviene completamente a livello del midollo spinale e quindi, non vi è coinvolgimento delle strutture cerebrali superiori ed è il meccanismo che sfruttiamo in clinica, quando ad esempio, si va a testare il riflesso rotuleo.
Ma è anche un meccanismo che utilizziamo nella vita di tutti i giorni in mille situazioni; se infatti, camminando su una superficie non regolare, mettiamo male un piede e riusciamo a correggere immediatamente la posizione della caviglia per evitare di prendere una distorsione, le contrazioni muscolari che mettiamo in atto, sono conseguenza dell’allungamento anomalo prodotto dal mettere il piede nella buca e di segnali elettrici che viaggiano attraverso l’arco riflesso.
Questa modalità di espletare il movimento umano è completamente ed assolutamente involontaria ma, se ci pensate, sono moltissimi i movimenti e le azioni che noi mettiamo in atto rimanendo al di sotto della soglia di coscienza.
E per fortuna è così !!!
Immaginatevi infatti, quale dispendio di energie sarebbe necessario se continuamente dovessimo pianificare e ripianificare l’esecuzione delle azioni cicliche che eseguiamo continuamente come appunto, camminare o andare in bicicletta.
Tutte queste azioni infatti, pur non potendo essere considerate azioni involontarie, vengono normalmente eseguite al di sotto della soglia di coscienza e sfruttano il meccanismo neurofisiologico su cui si basa il movimento automatizzato.
Il movimento automatizzato
Diversamente dal movimento involontario, nel movimento automatizzato, il segnale proveniente dalla periferia, viene inviato al cervello dove viene inizialmente recepito ed elaborato, sostanzialmente da tre diverse strutture:
- Il Talamo
- I Gangli della Base
- Il cervelletto
Il talamo va considerato come una sorta di centralina, che raccoglie i segnali provenienti dalla periferia e li invia ai centri corticali superiori dove tali segnali, vengono recepiti, associati ed elaborati.
Ma il talamo è una struttura essenzialmente “eccitatoria” ovvero, che tende ad amplificare ed inviare tutti i segnali provenienti dalla periferia alla corteccia cerebrale.
La sua azione, è “controbilanciata” da un insieme di altre strutture che nel loro complesso, vengono chiamate gangli della base, che invece hanno una funzione maggiormente inibitoria.
Dialogo continuo
Ed è così quindi, che Talamo e Gangli della Base, dialogano continuamente per decidere quali informazioni trasmettere ai centri corticali superiori e quali invece, possono essere riconosciute come informazioni a cui, devono seguire azioni motorie che già si conoscono.
Nella pratica quindi, quando camminiamo e facciamo un passo portando avanti il piede destro, Talamo e Gangli della base riconoscono quella azione e in sincronia con il Cervelletto (che si occupa della coordinazione del movimento), consentono di pianificare ed eseguire l’azione successiva ovvero, fare il passo portando avanti il piede sinistro.
Tutto questo, avviene ovviamente in tempi rapidissimi e assolutamente al di sotto della soglia di coscienza ed ecco perché, parliamo di movimento automatizzato.
L’automatizzazione del movimento tuttavia, non è un fenomeno innato.
Dipende dal processo di apprendimento motorio e dalla ripetizione continua del movimento che si va ad eseguire.
Tanto più alto sarà il numero di volte in cui eseguiamo un movimento, tanto maggiore sarà la nostra capacità di eseguirlo in modo automatico.
E questo diventa essenziale in tutte quelle situazioni in cui dobbiamo eseguire un movimento come ad esempio, andare in bicicletta in un contesto ambientale complesso e ricco di situazioni impreviste e potenzialmente pericolose.
E’ a quelle situazioni che dobbiamo dare la massima attenzione perché, ogni evento imprevisto potrebbe necessitare di una reazione adeguata e veloce.
E la velocità di tale reazione dipende sia dalle nostre qualità di percepire ed associare gli stimoli esterni, sia dalla capacità di produrre una risposta efficace.
Ma tratteremo di questo in un prossimo articolo, dove parleremo del movimento volontario, dei meccanismi neurofisiologici su cui si basa, e di quanto in ambito di allenamento, sia importante allenare la capacità di produrre risposte motorie il più rapide possibili.