La Fascite plantare, è una tra le più comuni patologie che colpiscono gli sportivi di ogni genere e, come tutte le patologie inserzionali (vedi pubalgia o epicondilite laterale del gomito), necessita di tempi lunghi per la guarigione.
Per fascite plantare, si intende l’infiammazione della fascia plantare o per essere più precisi, dell’aponeurosi plantare nel punto di inserzione sul calcagno.
L’aponeurosi plantare infatti, dalla sua origine sul calcagno decorre anteriormente per andarsi ad inserire sulla prima falange di tutte le dita del piede.
Di fatto, dal punto di vista della composizione del tessuto è paragonabile ad un tendine ma, a differenza di esso ,un aponeurosi è sostanzialmente piatta.
E’ evidente quindi, che data la sua struttura, l’aponeurosi plantare, subisca forze di tensione in tutti quei movimenti in cui le dita del piede vengono sollevate o subiscono un movimento verso l’alto.
Da ciò consegue che podisti, atleti, calciatori, danzatori e saltatori, siano tra le categorie di sportivi che più ne soffrono.
Cause scatenanti della fascite plantare
Le cause scatenanti non sono sempre facilmente individuabili ma, come in quasi tutte le problematiche di carattere ortopedico, l’insorgenza del problema può essere riconducibile essenzialmente a cinque fattori:
- posizioni mantenute troppo a lungo nel tempo (specie in chi deve utilizzare scarpe anti-infortunistica)
- movimenti ripetuti
- dolore legato all’inizio di una attività fisica (new use)
- cattiva esecuzione di un gesto tecnico (mis-use)
- dolore legato al dosaggio troppo elevato del movimento o gesto sportivo in questione (abuse)
Detto questo, mi sento di poter dire che l’incidenza della fascite plantare negli sportivi, sia di molto aumentata negli ultimi anni per cui, credo sia importante cercare di capire quali sono i fattori che hanno portato a tale incremento.
Situazioni diverse
Nei podisti, sicuramente uno dei fattori predisponenti è legato al fatto che la pratica della corsa su strada è notevolmente aumentata, specie in una generazione di praticanti non giovanissima.
Infatti, i runner che così numerosi troviamo nei parchi e nelle nostre strade, sono spesso persone che arrivano alla corsa in età “over trenta”, e che molto frequentemente “se ne innamorano” a tal punto, da allenarsi in modo eccessivo e poco equilibrato.
Inoltre, proprio perchè così appassionati, risultano piuttosto restii ad accettare il fatto di dover riposare a causa di un problema fisico.
Ecco perchè la fascite plantare nei corridori di lunghe distanze, è spesso riconducibile a un meccanismo misto ove possiamo includere almeno tre aspetti diversi.
- L’inizio di una nuova attività.
- Un esecuzione del gesto tecnico non corretta
- Un volume di allenamento spesso sovra-dosato.
L’importanza delle calzature e delle superfici
Diverso invece, il discorso riguardante i praticanti delle varie specialità dell’atletica leggera.
In questo caso, le cause predisponenti sono spesso legate all‘evoluzione delle calzature (gli atleti di atletica leggera in pista utilizzano calzature chiodate altamente performanti) e delle piste.
Infatti, essendo il fine ultimo dell’atleta (e di tutti quelli che traggono vantaggio dalle sue prestazioni), il raggiungimento di performance quantomeno soddisfacenti, la possibilità di utilizzare calzature performanti, prevale su tutto.
Anche sul rischio che tali calzature, proteggano poco il piede dalle enormi sollecitazioni a cui è sottoposto.
Medesimo ragionamento va fatto per la scelta delle piste in cui si gareggia ed a pagarne il prezzo purtroppo, sono le strutture osteo-tendinee.
La stessa cosa è riscontrabile nei calciatori per i quali, l’analisi dei meccanismi di insorgenza è in qualche modo, ancora più particolare.
La fascite plantare infatti, era un infortunio quasi sconosciuto nel mondo del calcio.
L’avvento delle calzature di nuova generazione ma soprattutto, con l’introduzione sempre più comune dei campi sintetici, ha cambiato lo stato delle cose.
A peggiorare questo stato poi, si aggiunge il fatto che spesso, vi è un continuo cambio di superficie, dove si passa da campi sintetici più o meno duri a campi in erba, e viceversa.
A questo punto però, una volta individuate le potenziali cause, la questione fondamentale è:
cosa fare per prevenire l’insorgenza della fascite plantare?
Fascite plantare: prevenire è meglio che curare
Eh già, perchè come diceva un vecchio spot televisivo, la prevenzione è metà della cura, specie in quelle patologie contro le quali, le terapie non sempre si dimostrano efficaci nel breve periodo.
Ecco perchè, al di la delle questioni di carattere generale, è necessario concentrarsi sul trattamento fisioterapico e sulla corretta informazione verso il paziente.
Bisogna ciòè spiegargli cosa può fare per stare un pò meglio e cosa invece, deve evitare se non vuole peggiorare le cose.
Di questo e moltro altro, parleremo nei prossimi post.
Vi aspetto.
A presto, Andrea